
C’è un luogo che sognavo di vedere da anni. L’ho scoperto per caso su Instagram, in un reel veloce che mostrava interni da lasciare senza fiato: pareti scolpite, angeli in volo, marmi che sembravano dipinti. In quel momento ho pensato: “Un giorno ci entrerò anch’io.” E così è stato. Quando finalmente sono entrata nella Chiesa del Gesù di Casa Professa a Palermo, ho sentito il cuore battere forte. Oggi posso dire che è probabilmente la chiesa italiana più bella che io abbia mai visto. Per chi, come me, ama il barocco, i marmi, questo luogo è un paradiso. Chi la vede da fuori, spesso non immagina lo spettacolo che si cela dietro la facciata sobria. Ma basta varcare la soglia per trovarsi davanti a un tripudio di stucchi, intarsi e affreschi che lasciano senza fiato.
In questa guida ti porto con me a scoprire Casa Professa: ti racconto dove si trova, i biglietti da comprare, gli orari per visitarla, cosa vuol dire il suo nome, la sua storia, cosa vedere all’interno e tutte le informazioni utili per la visita.
Indice
Dove si trova la Chiesa del Gesù di Casa Professa
La chiesa si trova nel cuore del centro storico di Palermo, nel quartiere dell’Albergheria, a pochi passi dal vivace mercato di Ballarò, raggiungibile in circa 3 minuti a piedi.
L’indirizzo preciso è: Piazza Casa Professa, 21 – Palermo, Sicilia.
È facilmente raggiungibile a piedi dalle principali attrazioni del centro e dista circa 10 minuti a piedi dalla Stazione Centrale.
Se vuoi una guida su Palermo leggi il mio articolo Cosa vedere a Palermo in 3 giorni: itinerario completo.
Biglietti e orari: tutto quello che devi sapere
Biglietto d’ingresso
Per l’ingresso alla chiesa è richiesto ai turisti un contributo di 2 euro. Se invece si vuole fare una visita completa di museo, sacrestia e cripta il costo del biglietto è di 5 euro. Visite guidate incluse.
Orari di apertura della Chiesa del Gesù di Casa Professa
- Giorni feriali: 9:30 – 18:30
- Giorni festivi: 10:30 – 12:45 e 18:00 – 20:00
- SS. Messe 11:30 e 19:00
Il museo è aperto dal lunedì al sabato dalle 9:30 alle 18:30 (ultimo ingresso alle ore 18). Nelle festività religiose il museo rimane chiuso.
È possibile sposarsi alla Chiesa del Gesù?
È possibile celebrare matrimoni in questa splendida cornice barocca.
Vista la bellezza e la fama della chiesa, è bene contattare con largo anticipo la parrocchia per fissare data, documenti e modalità.
Per informazioni e prenotazioni, è possibile contattarli su whatsapp al numero 3773397612. Sul loro sito puoi anche già vedere la disponibilità della chiesa.

La storia della Chiesa del Gesù di Casa Professa
Le origini: perché si chiama “Casa Professa” e cosa significa
Il nome completo, Chiesa del Gesù di Casa Professa, racchiude fin da subito la sua identità profonda.
Ma cosa vuol dire “Casa Professa”? E perché proprio questo nome?
Nel linguaggio della Compagnia di Gesù, fondata nel 1534 da Sant’Ignazio di Loyola, una “casa professa” è la residenza principale dei padri professi: gesuiti che, dopo anni di studio e missione, avevano pronunciato i voti solenni (povertà, castità, obbedienza e obbedienza speciale al Papa).
Era un luogo di preghiera, insegnamento e guida spirituale, cuore pulsante dell’attività gesuitica in città.
A Palermo, i gesuiti arrivano nel 1549, accolti con entusiasmo dal Senato cittadino. Aprono un collegio, iniziano a educare i giovani palermitani e decidono di costruire una grande chiesa, simbolo del loro carisma: educazione, missione, arte e spiritualità unite.
Dal progetto alla magnificenza barocca
La costruzione della chiesa inizia ufficialmente nel 1590, su progetto del gesuita e architetto Giovanni Tristano. I lavori si protraggono a lungo e vengono poi completati da Natale Masuccio, con il contributo di molti artisti e maestranze locali. La consacrazione avviene nel 1636.
Nasce così Casa Professa, una delle più magnifiche chiese barocche d’Italia, dove ogni decorazione ha lo scopo di educare, coinvolgere e avvicinare i fedeli a Dio attraverso la bellezza. Il complesso include il collegio (oggi Biblioteca Comunale di Palermo), una ricca sacrestia, una cripta e ambienti per l’insegnamento e la meditazione. Casa Professa diventa un punto di riferimento religioso e culturale per tutta la Sicilia. Qui si formano le élite, si studiano teologia, retorica, filosofia. L’arte diventa veicolo di missione.
La distruzione e la rinascita
Durante la Seconda guerra mondiale, Palermo subisce pesanti bombardamenti da parte delle forze alleate. Il 9 maggio 1943, la Chiesa del Gesù viene colpita: la cupola crolla, parte della navata centrale viene distrutta, affreschi e arredi sono danneggiati o perduti per sempre.
A partire dagli anni Cinquanta, iniziano i lunghi lavori di restauro. Si recuperano gli stucchi, si rifanno gli affreschi crollati, si ricostruisce la cupola. L’intervento dura oltre vent’anni, ma alla fine Casa Professa risorge.
Oggi, visitando la chiesa, è difficile immaginare la distruzione che ha subito: tutto appare magnifico, coerente, vivo. Un simbolo fortissimo di resilienza urbana e culturale, oltre che spirituale.
Cosa vedere nella Chiesa del Gesù di Casa Professa
La facciata della chiesa
La facciata esterna della Chiesa del Gesù di Casa Professa è sorprendentemente sobria e potrebbe quasi passare inosservata. Linee sobrie, pietra semplice, pochi decori. Ma è proprio questo il punto: è fatta apposta per non svelare nulla.
Come spesso accade nell’arte sacra gesuitica, l’intento è pedagogico. La semplicità esterna vuole mettere in evidenza il contrasto con l’interno, ricchissimo, inaspettato.
Un po’ come noi esseri umani: dietro a un volto ordinario può nascondersi un universo interiore fatto di emozioni, fede, bellezza, dolore e stupore.
E infatti, appena varchi la soglia, è impossibile non restare a bocca aperta.

L’interno: un capolavoro barocco
La Chiesa del Gesù di Casa Professa è un capolavoro del barocco siciliano, celebre per la sua straordinaria decorazione interna. L’interno è interamente rivestito da marmi policromi, stucchi e affreschi, creando un effetto visivo mozzafiato.
La prima cosa che infatti colpisce è la decorazione a marmi mischiati, una tecnica raffinata e tipica della Sicilia barocca. Qui raggiunge livelli altissimi: ogni superficie – colonne, pareti, archi – è completamente rivestita da un mosaico di pietre dure locali, sapientemente intagliate e combinate per creare disegni floreali, motivi geometrici, angeli e simbologie sacre.
Le cappelle laterali
Mentre cammini lungo le navate, incontrerai alcune cappelle laterali che sembrano piccoli palcoscenici. Ogni cappella è una storia, ti cito ad esempio queste due:
- La cappella di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, che è raffigurato mentre schiaccia con il piede Lucifero, un’immagine potente e simbolica, che racconta la vittoria della fede sul male e il ruolo combattivo dei gesuiti nella lotta contro l’eresia e l’ignoranza.
- La cappella di San Francesco Saverio, missionario gesuita e pioniere dell’evangelizzazione in Asia, racconta una storia di viaggio e fede oltre i confini del mondo conosciuto. Proclamato santo nel 1622, è raffigurato con simboli che richiamano l’Oriente, il mare e le terre lontane in cui portò il cristianesimo.
La volta: restaurata e rinata
Guardando in alto, la volta centrale stupisce per la sua leggerezza visiva. Qui un tempo c’erano affreschi del ‘700, perduti durante i bombardamenti del 1943. Quelli attuali sono il frutto di un attento restauro moderno, che ha voluto recuperare lo spirito originario barocco con nuove cromie. Sono stati aggiunti colori più delicati e ariosi, come il rosa cipria e l’azzurro tenue, per creare un effetto “cielo aperto” che alleggerisce visivamente l’opulenza delle pareti. Questo contrasto amplifica la sensazione di elevazione spirituale.

L’abside: il racconto biblico scolpito nel marmo
Dirigiti verso l’altare maggiore: lì, l’abside è un vero libro sacro aperto in marmo. Le opere di Gioacchino Vitagliano, su disegno di Giacomo Serpotta, narrano scene dell’Antico Testamento in una danza visiva di intarsi e colori. Spiccano episodi come: “Abigail placa lo sdegno di Davide” e “Davide che riceve dal sacerdote Achimelech cinque pani per i suoi soldati”. Alla fine dell’abside si trovano quattro paraste (ossia pilastri inglobati in una parete) che raffigurano le quattro virtù cardinali: la Prudenza, la Fortezza, la Giustizia e la Temperanza.


Oltre la chiesa: il museo di Casa Professa
Mappa del percorso
Se hai acquistato il biglietto completo (5 euro), la visita prosegue in un percorso museale articolato su tre piani, accessibile a tutti grazie a un comodo ascensore.
Si inizia dalla Sacrestia settecentesca, situata proprio dietro l’altare maggiore. Un ambiente raccolto e prezioso, con armadi in legno intagliato e soffitti lignei.
Poco più avanti si apre la sala Sant’Ignazio di Loyola e dei paliotti: un’esposizione unica di paliotti d’altare in tessuti ricamati, seta, broccato e filigrane d’oro e d’argento, realizzati dalle maestranze siciliane tra il XVII e XVIII secolo.
Sempre al piano terra si trovano anche la sala del Crocifisso, con un’intensa raccolta di opere sacre legate alla Passione di Cristo, e la sala Farina, che ospita paramenti liturgici, oggetti votivi e antichi testi religiosi.
La visita termina (o inizia, a seconda del percorso) nella suggestiva cripta: silenziosa, spoglia, intima. Qui un tempo venivano sepolti i gesuiti. Un forte contrasto con lo sfarzo della chiesa superiore, che invita alla riflessione.
Salendo al primo piano ci si trova nella Sala della Nuza, un ambiente che custodisce capolavori d’arte vera e propria. Tra tutti spicca la “Madonna col Bambino”, una piccola tavola fiamminga attribuita a Joos Van Cleve, raro esempio di pittura nordica in Sicilia. Accanto a lei, un altare in ambra, recentemente restaurato, che testimonia i legami tra la Sicilia e i commerci internazionali del Seicento.
Infine, al secondo piano, il percorso si conclude con due sale speciali. La Sala delle Maioliche racconta, attraverso ceramiche decorate, la tradizione artigiana e popolare dell’isola. Oggetti d’uso quotidiano che diventano opere d’arte, tra motivi floreali, zoomorfi e simboli religiosi.
L’ultima tappa è la Cappella del Sabato, affrescata e decorata da Procopio Serpotta, figlio del celebre Giacomo. Qui si respira ancora la grazia teatrale dello stile serottiano: putti, stucchi e scene sacre che sembrano danzare sulle pareti.

Altre chiese barocche a Palermo
Ci sono altri luoghi imperdibili dove ammirare il Barocco a Palermo. Io ho visitato ad esempio la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Situata in piazza Bellini, è una vera sorpresa. La facciata è semplice, ma l’interno esplode in un tripudio di decorazioni barocche, affreschi, marmi intarsiati e stucchi dorati.
Curiosità gustosa: all’interno del convento è stato riaperto l’antico forno delle suore di clausura, dove oggi si vendono dolci conventuali secondo ricette antiche.
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